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Nel tentativo di esplorare le diverse vie del gusto ci siamo immersi nella dolcezza dei malti, sperimentando per la prima volta una dessert beer. Ovvero, come trasformare un dolce in una birra e, in particolare, una crostatina di visciole. Tra i malti, l’utilizzo dell’avena dona corpo e masticabilità a questa ale da sei gradi e mezzo, pensata per rendere calde le lunghe e intense giornate di festa. Le note di caramello e biscotto si bilanciano con le visciole in fermentazione, arricchendone l’aroma. L’utilizzo del lattosio lascia in bocca un retrogusto dolce ed invitante, regalando una leggera sensazione di vaniglia. Per donarvi tutta la freschezza e il calore di una crostatina di visciole appena sfornata.

SOURCHERRY PIE debutterà in anteprima giovedì 30 novembre presso il ristorante SATRICVM con un menù ideato dallo chef Max Cotilli. Per essere poi presentata al Cheers 2 di Latina (Piazza del Quadrato) giovedì 7 dicembre.

SOURCHERRY PIE – (Dessert Beer)

Sourcherry Pie

“La cucina di una società è il linguaggio nel quale essa traduce inconsciamente la sua struttura” Claude Levi Strauss

Con Sourcherry Pie si ritorna a girovagare nel Villaggio Globale. Un’esplosione di malto, e avena in particolare a dare corpo e masticabilità a una dessert beer in cui predominano note di caramello e biscotto. Oltre ad arricchire l’aroma, l’utilizzo della visciola in fermentazione alleggerisce la presenza sul palato per questa ale da sei gradi e mezzo, che si frantumerà in bocca come una corposa crostatina di visciole.

Il consiglio è di mangiarla, più che berla.

Dati tecnici
Alc. 6,5%
IBU: 15
EBC: 35

Ben trovati amanti degli eventi del Pontino. Questo mese abbiamo rimandato il nostro appuntamento per l’ultimo venerdì in taproom, che quest’anno vi ha visti assetati, affamati e numerosi più che mai, a partire già dai primi caldi. No per paura del freddo, visto che la nostra taproom è sempre calda e pronta ad accogliervi. Ma per un motivo ben preciso, anzi preferiremmo dire per un menù molto particolare. Giovedì 30, infatti, il Pontino si trasferisce da Saticvum per una serata culinaria a cura dello chef Max Cotilli. In anteprima le due nuove creazioni partorite dal nostro mastro birraio Matteo: Sourcherry Pie e Black Flag, che verranno presentate ufficialmente nelle prossime settimane e di cui, almeno per ora, non vi anticipiamo nulla … bere per credere!

In casa Pontino, si sa, non si sta mai fermi e chi conosce il nostro Egidio, questo lo sa bene. In questi mesi abbiamo macinato km a suon di litri portando i nostri sorrisi infustati e imbottigliati tra festival, serate dedicate e presentazioni che non ci hanno risparmiato il fegato. Sono in arrivo e disponibili dai primi di dicembre i fustini da cinque litri. Ad accarezzare le nuove pareti di questo formato per festaioli non poteva essere che la nostra prima nata: Runner Ale, American Pale Ale sempre in splendida forma. A seguire 5 litri di buio con Hopped Ink, imperial stout in pieno stile da 9% Alc.

Ma novembre passa in fretta, i fusti finiscono in un batter d’occhio e le feste comandate non tardano ad arrivare. Natale con i tuoi? D’accordo, ma qualche giorno prima fossi in voi lo passerei in taproom col Pontino. Ci stiamo preparando a festeggiare il nostro compleanno con voi … Seguici per novità e aggiornamenti!

Il progetto BRAIN DAMAGE nasce nella primavera 2017. Una birra che apre le porte del Pontino nel campo delle hazy, soft and amazing New England India Pale Ale. Come a volerla considerare una madre del genere, abbiamo voluto ricercare e dare vita alle sue prime due figlie, in cui fosse chiara la linea generatrice, ma diversa la caratterizzazione finale. Abbiamo così plasmato due Tropical IPA aggiungendo polpa di frutta tropicale, eliminando quindi la caratteristica torbidezza, ma accentuandone l’amaro. Pur mantenendo il nome anagrafico della madre – Brain Damage – la prima figlia si distingue grazie a un frutto da sempre considerato miracoloso dalle popolazioni della foresta Amazzonica: la Goiaba, la cui polpa richiama note mixate di fragola e arancia; la seconda figlia, invece, prende vita grazie all’unione di frutti tipici brasiliani: Cajù & Cajà, più secco il primo, più agrodolce il secondo.

Con l’arrivo dell’estate Brain Damage e la sua declinazione alla frutta hanno avuto un ulteriore sviluppo. Nascono così Brain Damage con l’aggiunta di polpa di Maracuja e Brain Damage con polpa di Mango. Non cambia la linea generatrice, dove i malti servono a sostenere il palato e il luppolo è utilizzato principalmente per la massima estrazione degli olii aromatici. Con una buona dose di avena e frumento, il luppolo è quindi utilizzato esclusivamente in aroma, regalando un effluvio di frutta tropicale, agrumi e fiori. Con la polpa di frutta a determinare la caratterizzazione finale … L’immaginazione è l’obiettivo della nostra storia!

BRAIN DAMAGE – (New England IPA)

“Only psychos and shamans create their own reality” Terence McKenna

Brain Damage è una New England IPA. Con una buona dose di avena e frumento, che ne conferiscono il classico aspetto torbido e pieno, il luppolo è utilizzato esclusivamente in aroma, regalando un effluvio di frutta tropicale, agrumi e fiori. Il lievito di origine britannica ne accentua ancora di più le note fruttate.

Dati Tecnici
Alc. 7%
IBU: 14
EBC: 12

BRAIN DAMAGE Goiaba – (Tropical IPA)

Brain Damage - Goiaba

“The syntactical nature of reality, the real secret of magic, is that the world is made of words” Terence McKenna

Utilizzando la ricetta base e seguendo la linea generatrice in cui il luppolo è utilizzato principalmente per l’estrazione degli olii aromatici, l’aggiunta di polpa di Goiaba rende questa Tropical IPA di un colore giallo chiaro e limpido, dove le note amaricanti sono ben bilanciate alla freschezza del frutto.

Dati Tecnici
Alc. 7%
IBU: 18
EBC: 9

BRAIN DAMAGE Cajù + Cajà – (Tropical IPA)

Life lived in the absence of the psychedelic experience that is life enslaved to the ego Terence McKenna

Si parte dalla ricetta base seguendo la linea generatrice in cui il luppolo è utilizzato principalmente per l’estrazione degli olii aromatici, a caratterizzare un profilo tropicale. L’aggiunta di polpa di Cajù per un 40% dona a questa Tropical IPA un aroma secco e deciso, equilibrato dal profilo agrodolce della polpa di Cajà per un 60%.

Dati Tecnici
Alc. 7%
IBU: 16
EBC: 9

BRAIN DAMAGE Maracuja – Tropical IPA

“The imagination is the goal of history. I see culture as an effort to literally realize our collective dreams.” Terence McKenna

Il punto di partenza è la ricetta base di Brain Damage, dove i malti servono a sostenere il palato e il luppolo è utilizzato principalmente per la massima estrazione degli olii aromatici, donando sentori di frutta tropicale. Con la sua caratteristica dolce-acidula, l’aggiunta di polpa di Maracuja rende questa Tropical IPA passionale, esotica e esplosiva. Lasciate correre l’immaginazione e vi ritroverete su una spiaggia brasiliana.

Dati Tecnici
Alc. 7%
IBU: 16
EBC: 9

BRAIN DAMAGE Mango – (Tropical IPA)

“If you don’t have a plan, you become part of somebody else’s plan” Terence McKenna

Il punto di partenza è la ricetta base di Brain Damage, dove i malti servono a sostenere il palato e il luppolo è utilizzato principalmente per la massima estrazione degli olii aromatici, donando sentori di frutta tropicale. L’aggiunta di polpa di Mango rende questa Tropical IPA ancor più corposa e aromatica. Se non avete ancora un piano per l’estate è la birra giusta per immaginarne di nuovi.

Dati Tecnici
Alc. 7%
IBU: 16
EBC: 9

Ve l’avevamo detto o no che il 2017 sarebbe stato un anno ricco di idee e foriero di nuove idee e iniziative?

A gennaio abbiamo raggiunto la centesima cotta da quando ci siamo trasferiti, la prima del 2017. Non poteva che essere festeggiata con la nostra prima nata: Runner Ale, al suo quinto anno, dinamica e a tavoletta più che mai. Il primo lotto di quest’anno è una Runner da anniversario che qui vi raccontiamo e che troverete in anteprima a Rimini in occasione di Beer Attraction. Una Runner Ale Anniversary che per alcuni aspetti è tornata alle origini grazie ai malti della Crisp Malting, master maltsters dal 1870. Mutuando le tecniche delle New England IPA, abbiamo pensato ad un dryhopping in fermentazione attiva per far esplodere i sentori fruttati del luppolo. La classica luppolatura, effettuata durante la maturazione è stata rafforzata dalla compressione per accentuare l’estrazione degli olii aromatici. Il risultato è una Runner leggermente più torbida rispetto al solito. Una bomba di agrume e melone come compagna sulla strada.

Buon anniversario a voi e mi raccomando, “come vostro avvocato vi consiglio di andare a tavoletta”.

 

In occasione di Beer Attraction 2017 – fiera internazionale dedicata a specialità birrarie, birre artigianali food e tecnologia – il Birrificio Pontino presenta BARBANERA, una tropical stout che prende origine nel Mar dei Caraibi.

SCHEDA TECNICA

BARBANERA
(TROPICAL STOUT)

Rokovoko, un’isola lontanissima a sud-ovest. Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai” Herman Melville

BarbaNera è una tropical stout nel pieno rispetto dello stile. Con una buona dose di malto di frumento, si presenta soffice alle labbra, rotonda al palato e secca come il diavolo. Nel calderone anche zucchero di canna biologico importato direttamente dai tropici e in particolare da Cuba, con marchio ‘Fair Trade’. Oltre ad alzare i livelli alcolici fino ai sette gradi, lo zucchero di canna dona a questa birra nera e dalla schiuma soffice, compatta e persistente, sentori di spezie e una leggerissima nota di affumicatura. I profumi del malto vengono accompagnati da una extra luppolatura di equinox per richiamare quelle note tropicali che ci porteranno nella Cuba piratesca del XVIII secolo.

Alc. 7%
IBU: 35
Colore: nero
EBC: 65
Disponibilità: POLYKEG 24lt

Cenni storici
Qualche anno fa le tropical stout venivano identificate come ‘Foreign Extra Stout’ (FES), e descritte come più dolci e asciutte delle tipiche stout. A tracciare lo stile fu la Guinness nel 1801 e oggi, in diverse zone del globo, le tropical stout sono delle birre pale ale cui si aggiunge un particolare sciroppo scuro prodotto in Irlanda proprio da Guinness. Ma questa non è stata la nostra scelta e non è neanche quella tipica dello stile. Le tropical stout brassate oggi nei caraibi sono birre che si richiamano alle FES, ma con la sapienza di ingredienti e metodologie tipiche del proprio territorio. Se il nostro sapere nasce a Latina e si confonde col villaggio globale, per la BarbaNera abbiamo pensato di regalarvi un viaggio nella Cuba del XVIII secolo, attraverso l’utilizzo di zucchero di canna biologico ‘Hecho en Cuba’, con certificazione ‘Fair Trade’. Un viaggio che ci porta in acque calde e tempestose che hanno visto fronteggiarsi con violenza e crudeltà i pirati dei Caraibi e le flotte navali militari di Spagna, Francia e Regno Unito. Barbanera fu capo e pirata incontrastato del Mar dei Caraibi tra il 1716 e il 1718, ovvero nel periodo che gli storici ricordano come la ‘Golden Age’ della pirateria.

Per l’occasione abbiamo ridato vita a BARBANERA e la sua ciurmaglia raccontando una storia a puntate che potrete trovare qui o sulla nostra pagina Facebook #PontinoStory

Per informazioni commerciali, questi i contatti.

Per raccontarvi la nostra nuova birra, che verrà presentata a Rimini in occasione di Beer Attraction 2017, abbiamo pensato di percorrere un viaggio insieme a voi che tanto ci seguite e ci apprezzate. Un viaggio tra luppoli, storia e pirateria … Potete salire a bordo attraverso il profilo Facebook della nostra pagina seguendo l’hashtag #PontinoStory o negli aggiornamenti a questo post!

Diario di bordo – Primo atto 
All’inizio di dicembre vi avevamo consigliato di allacciare le cinture ché vi avremmo portato ai tropici. In verità, noi siamo già in viaggio da mesi. Abbiamo lasciato le coste tirreniche per inoltrarci oltre le colonne d’ercole e a vele spiegate abbiamo raggiunto il mar dei Caraibi, unendoci alla ciurma di Calico Jack Rackam, in compagnia di Anne Bonny e Mary Read. Razzie e scorribande di ogni genere. Botti di rum al tramonto a farci compagnia … “e il naufragar m’è dolce in questo mare” […]

Diario di bordo – Secondo atto
Era lì, in quel canale tra Cuba e Jamaica che navigavamo. A sospingerci la brezza di un mare blu e un vento che soffiava dolce da est direzione Cayman. La stiva era agli sgoccioli e l’approdo in un porto sicuro era da dimenticare da quando Calico Jack, Anne e Mary avevano preso il comando di una seconda nave. Avevamo l’intera marina militare di sua maestà la regina Anna Stuart ad inseguirci, anche se fu durante il regno di Giacomo I che venimmo assaltati. Mentre i tre furono imprigionati, noi venivamo lasciati alla deriva, approdando per miracolo sulle coste di Navassa. Era il novembre del 1720. Il 28, Calico, Anne e Mary vennero processati e condannati a morte. La notte prima di essere impiccato Calico Jack vide Anne per l’ultima volta. Lei guardò fisso negli occhi il padre del bimbo che portava in grembo e disse: “I am sorry to see you here, but if you had fought like a man, you needn’t be hanged like a dog”. Quanto a noi, al risveglio eravamo ancora a Navassa, ma in un’altra epoca […]

Diario di bordo – Terzo atto 
Navassa, 1817. Il Congresso di Vienna si è concluso da circa due anni. Daniel Wheeler fa brevettare una macchina per tostare il malto aprendo la strada a quelli scuri e tostati, base delle future porter e stout. Calico Jack, Anne Bonnie e Mary Read sono ormai un lontano ricordo della Golden Age della pirateria. Storie, racconti e immagini continuano però a susseguirsi lungo le coste del Mar dei Caraibi. Noi, che quelle storie le avevamo vissute, ci ritroviamo in viaggio nel tempo, grazie ad una miscela di frumento, zucchero e luppolo donataci sulle coste tirreniche dalla nostra cara Circe diversi anni prima e che ora è agli sgoccioli. Da Navassa riprendiamo la rotta per Montego Bay insieme ad alcuni contrabbandieri di rum. E’ in terra giamaicana che ci imbattiamo in colui che tutti chiamano con timore reverenziale Diabolito. Originario di Cuba e pericolo del mar dei Caraibi, il ‘piccolo diavolo’ ci prende sulla sua nave dopo due notti e due giorni trascorsi a bere e gozzovigliare. Diabolito è la nostra guida, il nostro faro in terra cubana dove, ci ha promesso, potremmo rifornirci dello zucchero di canna migliore sul mercato, necessario per la nostra bevanda del tempo e senza la quale non riusciremmo a tornare nel 2017 […]

Diario di bordo – Quarto atto
A Cuba ce la spassiamo alla grande, presi tra terra e mare, tra contrabbando e lavoro. Mettiamo su un piccolo laboratorio e una camera di cottura, recuperando lo zucchero di canna senza mai tralasciare risse, rum e assalti. Le nostre missioni a fianco di Diabolito hanno quasi sempre obiettivi mercantili: dobbiamo assolutamente recuperare luppoli statunitensi e malti. Navighiamo tra le decine di navi della marina militare statunitense, sempre più numerose nella zona dopo la fine delle guerre barbaresche combattute in Mare Nostrum. Costretti nostro malgrado a muoverci tra i pericoli naturali del Cayos dela Florida: un arcipelago a circa 15 miglia a sud dalle coste della penisola della Florida, ceduta dagli spagnoli ai nord americani nel 1819. Sempre col fiato corto e ormai lontani da Cuba, facciamo nostro un mercantile statunitense partito dalle coste del Massachusetts stracarico di luppolo e malti. Il vento sembra finalmente girare dalla nostra parte. Ma è un vento troppo forte che esplode in una tempesta mai vista prima e che ci spinge violentemente sulle barriere coralline delle quasi duemila isole che compongono l’arcipelago. Riusciamo a salvare poche scorte del carico. Stanchi, sfiniti e con i viveri agli sgoccioli, ingeriamo le ultime gocce della nostra bevanda del tempo e cadiamo in un sonno profondo. Catturati in un limbo di incubi e viaggi onirici … tra misticismo e realtà. Bocca Dorata, enigmatica e affascinante sacerdotessa di Bahia che abbiamo conosciuto anni prima, ci appare in tutto il suo splendore prendendoci per mano. Un incontro che si interrompe quando l’acqua putrida e gelida colpisce i nostri volti. Aperti gli occhi ci troviamo con i polsi legati nella stiva di quella che doveva essere una nave negriera francese. Al nostro fianco le scorte di luppoli e malti datati 1817. E’ proprio su quella data che ci chiede spiegazioni il comandante de La Concorde de Nantes […]

Diario di bordo – Quinto atto
Inizialmente non capiamo, siamo frastornati e continuiamo a ripetere che quelle sono scorte che abbiamo raccolto su una nave mercantile a largo del Cayos dela Florida, nel settembre del 1817. Neanche il tempo di una risposta, ché un sibilo sottile finisce la sua corsa contro la prua della nave, esplodendo in tutto il suo fragore. La Concorde è sotto i colpi di cannone. “Nave pirata” è l’urlo che segue. Immediatamente pensiamo a Diabolito, ma quando tra la confusione generale riusciamo a tirare fuori la testa dalla stiva, si intravede una bandiera nera con impresso uno scheletro, una lancia, un cuore e tre punti rossi. Nel giro di pochi minuti il caos è totale. Dopo un secondo colpo di cannone, La Concorde viene prima abbordata e poi assaltata. Spari, urla e sangue scorrono a fiumi sul ponte. Nella confusione riusciamo a liberarci, armandoci di spada e pistola, unendo così le nostre forze a quelle dei pirati. Dopo quasi un’ora tra nebbia, fumo e l’odore acre del sangue misto a polvere da sparo appare un uomo imponente preceduto da urla che scandiscono ordini. Gli uomini intorno a noi ci scrutano con curiosità, stupore e diffidenza. La Concorde è ormai caduta sotto i colpi del famigerato Edward Teach, meglio noto come Barbanera. Rinominata Queen Anne’s Revenge, e attrezzata con 40 cannoni, la nave francese diventa così l’ammiraglia della sua flotta. La flotta pirata di Barbanera […]

Diario di bordo – Sesto e ultimo atto
Barbanera ci riceve nella sua stanza. Con timore e sfrontatezza cerchiamo di spiegargli come siamo finiti lì. La bevanda di Circe, il viaggio nel tempo, Calico Jack Rackam, Diabolito, Cuba, gli assalti e tutto il resto. Il famigerato pirata ci guarda fisso negli occhi senza batter ciglio. Ascolta incuriosito le nostre storie, chiedendoci di dargliene prova. Gli chiediamo di raggiungere Calico Jack, ma Barbanera non ne vuole proprio sapere, ora che è lui il padrone incontrastato del Mar dei Caraibi. All’improvviso il suo sguardo cade sui tatuaggi che abbiamo sui nostri polsi. Uno è il chiaro simbolo di Circe. L’altro ce lo ritrovammo impresso a fuoco dopo l’incontro onirico con Bocca Dorata. Barbanera non esita un solo secondo. Unisce il suo polso ai nostri e più che una mappa, simboli e lettere in sequenza, come fosse una formula. Barbanera esplode in una fragorosa risata e con occhi scintillanti di gioia prende la sua bottiglia di rum, polvere da sparo e una vecchia lettera. “Finalmente la sequenza è completa. Lo zucchero di canna e i luppoli che avete faranno il resto miei cari viaggiatori del tempo” ci urla in volto mentre ci stringe in un abbraccio fraterno. Approdati in un porto sicuro in Jamaica diamo vita a quella formula. Il risultato alchemico si presenta di colore nero come la sua barba, rotondo al palato e secco come quei diavoli di pirati. Oltre ad alzare i livelli alcolici, lo zucchero di canna dona a questa bevanda dalla schiuma soffice, compatta e persistente, sentori di spezie e una leggerissima nota di affumicatura. I profumi del malto vengono accompagnati da una extra luppolatura di equinox per richiamare quelle note tropicali tipiche del mare in cui abbiamo vissuto e predato. Una tropical stout che se bevuta in particolari giorni dell’anno, vi accompagnerà in viaggi onirici dove a condurvi saranno Circe e Bocca Dorata attraverso isole non segnate sulle mappe. Ma in fondo, i luoghi veri non lo sono mai.

Con le festività in arrivo, abbiamo chiesto ai 2cuochiadomicilio di prepararci una ricetta con una delle nostre figlie, la Alaaf Kölsch: una birra ad alta fermentazione, dai profumi leggermente fruttati e un aroma maltato. Matteo e Luca, oltre ad essere degli ottimi amici, sono stati gli artefici di una splendida serata presso la nostra taproom in versione estiva, dando sfogo alla loro creatività con uno strepitoso fish&chips. Naturalmente la pastella era preparata con una nostra birra. Se ne volete sapere di più potete contattare i 2cuochiadomicilio sulla loro pagina Facebook!

Ma torniamo alla ricetta di questo mese:
Aspic del Pontino, gelatina alla Alaaf Kölsch con baccalà e cipolla rossa caramellata

Per prima cosa la gelatina.
Prepariamo un brodo vegetale. In un pentolino poniamo acqua, birra e poi nell’ordine carota, sedano e cipolla. Aggiungiamo il sale (q.b.) e lasciamo cuocere a fuoco basso per una ventina di minuti. Successivamente filtriamo andando ad aggiungere acqua fino a doppiarne il volume. Per addensare il tutto, si può ricorrere alla tradizionale colla di pesce oppure agar-agar, ingredienti che farete sciogliere in un po’ di brodo. Adesso non ci resta che unire il liquido ottenuto al brodo vegetale e lasciar raffreddare la gelatina a temperatura ambiente.

Dopo la gelatina passiamo al baccalà e alla cipolla caramellata.
Il baccalà va lessato insieme ad una foglia di alloro, tagliato e saltato in padella con un filo d’olio e se preferite anche con un filo di latte. Tagliamo le cipolle a rondelle, irroriamole d’olio evo e passiamole in forno a microonde. Trasferiamole quindi in una padella, aggiungiamo zucchero e birra. Cuociamo il tutto a fuoco basso fino a che non risulteranno caramellate.

A questo punto non resta che comporre l’Aspic.
Scegliamo la nostra formina. Inseriamo all’interno pellicola da cucina in modo da rendere più semplice la successiva operazione di estrazione. Versiamo un po’ di gelatina sul fondo, lasciamo freddare e poi aggiungiamo il baccalà e la cipolla caramellata. Versiamo altra gelatina e aspettiamo che il tutto solidifichi magari inserendo i preparati in frigo per una mezz’ora. Nell’attesa potete bere un’ottima Kölsch.

Se volete cimentarvi, non esitate a fornirci i vostri feedback!
Buon appetito e salute a voi. Cheers!

Una Old Ale targata Pontino per la Birreria Parmigiana Vecchie Maniere.

Come già avvenuto con gli amici dell’Old Spirit Authentic Football Pub di San Benedetto del Tronto e il Cheers Pub di via Neghelli a Latina, cui dedichiamo una birra artigianale Made in Latina rispettivamente brassata nel nostro birrificio, questo dicembre si è aperto con la presentazione della Duckingham Palace: una old ale che nasce sul bancone del Vecchie Maniere di Parma.

Scheda Tecnica

DUCKINGHAM PALACE
(OLD ALE)

“God save the Nador” Anonimo

Duckingham Palace nasce sul bancone del Vecchie Maniere di Parma. A loro è dedicata questa old ale, dove a prevalere sono in modo naturale e per stile i malti. Pale Ale e un’aggiunta di Munich per accentuarne l’aroma, Crystal per regalare rotondità al palato e Carafa II a caratterizzare colore e carattere di questa birra da sette gradi. Il lievito Edimburgh Ale dona invece una notevole secchezza, che si accompagna a quella sensazione di calore tipica dello stile, grazie alla gradazione alcolica. Un amaro sui 41 IBU chiude la bevuta, in totale assenza di luppolo in aroma.

Alc. 7%
IBU: 41
Colore: ambrato
EBC: 35

Cenni storici
Le Old Ale vengono brassate inizialmente a cavallo tra il secolo dei lumi e quello iniziato a suon di impeto e tempesta (Sturm und Drang). Nella ‘perfida Albione’, il termine indicava birre generalmente scure e maltate, grazie anche ai lunghi periodi di invecchiamento in botte. I mesi trascorsi a contatto con il legno, anche dodici in alcuni casi, donavano alla birra un alto grado alcolico, intorno ai sette gradi, e un lieve sapore acidulo, ma mai invadente. Note acide inizialmente associate all’utilizzo di brett presenti nei vecchi birrifici, ma che forse erano figlie di quei lattobacilli contenuti nelle toghe di legno dei barili. Questo spiegherebbe anche la scarsa nota acida, mai pervasiva. Successivamente, però, profitti e mercato spingono i birrifici a produrre birre con una maturazione che non superi i tre mesi, le cosiddette running beers. Si decide quindi che le old ale, birre alla vecchia maniera, vengano stoccate e utilizzate come correttivo per le birre più giovani o mild (differenti dalle mild di oggi) o anche per birre più mature o stale. Ma le old ale non erano state pensate per essere birre da taglio, finendo così per restare nei magazzini e utilizzate come moneta per i facchini che si adoperavano in birrificio. Il cambio del calcolo delle tasse sui prodotti alcolici basato sul grado plato decretò la fine produttiva delle old ale. Nel secolo scorso, la ripresa dello stile e un apprezzamento che ha varcato l’Atlantico direzione Stati Uniti.

Ma perché con la birra si cucina? Con quella artigianale sicuramente. Se poi è del Pontino, tanto meglio 😉

Abbinamenti
Spesso gestori di pub, ristoranti e più in genere locali che hanno le nostre birre in lista ci chiedono quali possano essere gli abbinamenti gastronomici. Tolto che a noi piace berla sempre, convinti che una buona birra artigianale possa anche sostituire un pasto, come ad esempio andare avanti a Zitella come fa il nostro mastro birraio quando è a dieta, alcune birre si legano meglio con alcuni sapori piuttosto che con altri. Ad esempio la nostra prima nata, La Runner Ale, un’American Pale Ale da quasi cinque gradi, si abbina alla perfezione con le ribs o comunque con cotture al bbq o alla piastra, principalmente carne rossa. La Olim Palus, una India Pale Ale da oltre sei gradi, si può abbinare a porchetta e affettati, come ad esempio il nostrano prosciutto di Bassiano. Qualche oliva itrana o di Gaeta e il tagliere è servito. La Orange Poison, l’Italian Pumpkin Ale che il mastro birraio Matteo ha riletto seguendo l’antica ricetta del tortello di zucca alla mantovana, può accompagnare non solo i tortelli, ma piatti in abbinamento alla materia prima e pertanto combinati alla stagionalità autunnale. Anche con torte e biscotti secchi a base di pasta frolla e/o speziati è perfetta. La Alaaf Kolsch, stile Kolsch appunto, si accompagna bene con stuzzichini, tartine e più in in generale con gli antipasti. C’è inoltre da dire che in Germania, essendo la Kolsch uno stile di birra tedesca ad alta fermentazione, viene servita per accompagnare lo stinco di maiale.

Menù degustazione
E poi ci sono loro, i grandi chef come Maximiliano Cotilli di Satricvm che dipinge una cena di sapori e colori. Si parte da un antipasto di tacos, guacamole e burritos accompagnato da La Calavera, una lager brassata con un ceppo di lievito messicano, per arrivare al dolce con cioccolato al 72%, caffè, aria di rosmarino, da assaporare con la Rosemary’s Stout. In mezzo una seconda portata con ostrica, pancetta, pane nero e more, addolcito dalla More Uxorio, fruit porter alle more; salmone affumicato e aglio nero servito con Runner Ale e Olim Palus; costine single malt e mela, che si legano perfettamente al caramello e alle note tostate della Go Black (Black IPA) e all’amaro profondo della Purple Ale, una double IPA senza mediazioni. Passando poi al tortello di zucca, mostarda e amaretti da degustare con una birra che avrete già immaginato … lasciando all’ Hopped Ink, una Imperial Stout invecchiata in botte, il compito di accompagnare una pie di cinghiale e rapa rossa. Fate attenzione al rivolo di saliva che pende dalle vostre labbra 😉

Insomma, idee e stili che richiedono il giusto tempo per bere e degustare. Senza dimenticare che la vera differenza la fa il vostro palato e il vostro naso, che saprà accompagnarvi nei vostri personalissimi percorsi.

In Cucina
Ma noi, si sa, la birra non la facciamo e basta. Certo che la beviamo, ma la utilizziamo anche per cucinare e non solo per abbinare. Avete mai provato a marinare delle ribs con la Rosemary’s Stout? Per brassare questa oatmeal stout, decisamente scura e che sprigiona profumi tostati, accompagnati da note dolci e speziate, aggiungiamo piccole quantità di rosmarino selvatico del promontorio del Circeo. Il dolce riposo con questa birra conferisce alla carne un sapore del tutto unico. Se a Latina non manca né sole, né tantomeno spazio all’aperto per un buon barbecue, per i cocineros indoor vi suggeriamo i consigli dell’amica Alice in Beerland, che con la nostra figlioccia ha pensato bene di preparare un controfiletto di vitello con zucchine al rosmarino. Oppure potete fare come Marco del BBQ Suqulento Team che con la Rosemary’s ha preparato un panino ‘Pepper Stout Beef’.

Dalla Rosemary’ alla 41°Parallelo: una birra brassata con l’aggiunta di Kiwi giallo IGP della pianura pontina, legata in un gioco di parallelismi con la Nuova Zelanda. E’ sempre Alice a regalarci nuove idee e ricette, come nel caso di questo Millefoglie di pane carasau zucchine e ricotta. Della Orange Poison — premio Grande Birra Slowfood e due boccali Gambero Rosso – si parlava prima nella versione abbinamenti. Ma Alice è andata oltre e ha pensato che questa nostra birra potesse sposarsi meravigliosamente con delle costolette d’agnello in crosta di mandorle con purea di zucca. Se invece preferite cucinare carni bianche e solitamente sfumate il tutto con del vino bianco, beh, provate con una Kolsch o una Mosquito Pale Ale e raccontateci il risultato.

In attesa della prossima puntata, se avete ricette, idee e amate bere e cucinare, scriveteci!

Salute e buon appetito!

Venerdì 4 novembre (18.30) primo appuntamento BeerBook al Birrificio Pontino, con la presentazione del romanzo ‘Fuori non c’è nessuno’ di Claudia Bruno. L’obiettivo, come sintetizza la filosofa Alessandra Chiricosta, che condurrà la serata, è quello di “godere insieme di un intreccio di parole e luppolo che narra di un territorio, delle sue trasformazioni, delle sue assenze, di ciò che si distrugge e ciò che di nuovo vi si innesta. Un dialogo a più sensi assolutamente immancabile”.

Vi aspettiamo quindi in orario di taproom per conoscere Claudia e le sue parole, per condividere insieme un reading alcolico di paesaggi periferici, frammenti di memoria e piccole inquietudini.

Fuori non c’è nessuno (Effequ, 2016)
Adagiata tra il mare e la grande città c’è Piana Tirrenica, campagna trasformata in dormitorio industriale, paesaggio di edifici in continua costruzione, centri commerciali, fabbriche, margini dimenticati. Greta ci è arrivata che aveva nove anni, con i genitori, dal Sud, come altri hanno fatto, in cerca di progresso e benessere. Greta a Piana cresce, cambia appartamenti, incrocia altre solitudini e conosce Michela. Tra le due, alle soglie dell’adolescenza, nasce un’intensa relazione, che resterà sospesa nel tempo come una cicatrice ad accompagnare il rumore di sottofondo delle esistenze suburbane e i ricordi ancora vividi di un’infanzia passata altrove. Così, ripercorrendo ferite e mettendo assieme frammenti, la storia di Greta e quella di Michela prendono forma, fra lo stupore del mondo e i grandi spazi desolati.

Greta si era chiesta se anche gli altri a forza di respirare la terra sottile spinta dal vento marino tra le impalcature, se a forza di spazzarla continuamente via dai pavimenti come aveva fatto sua madre tutti i santi giorni, si sentissero come si sentiva lei ora, una ferraglia impolverata con l’aria che passa tra i vuoti. Forse anche Michela si era sentita così a guardar di nuovo fuori dalla sua stanza di ragazza. Forse si era chiesta che ci faceva lì, un’altra volta. Di fatto, nessuno avrebbe potuto davvero rispondere a questa domanda. Perché Michela non aveva lasciato scritto niente.

Claudia Bruno, nata nel 1984, è giornalista ambientale e web editor. Suoi racconti sono comparsi su Flanerì, Abbiamo le prove, Colla, Cadillac Magazine, Il Paradiso degli Orchi, Premio Treccani Web. Il suo racconto Anna sottosopra è stato finalista per Note al Margine, premio letterario per le periferie romane. Il suo microracconto 41P è stato tra i vincitori del concorso Italians del «Corriere della Sera». Altri suoi saggi e interventi sono inclusi in raccolte di Iacobelli, Viella, Bloomsbury, Toletta edizioni. Su spremutesenzazucchero.it dispensa favole a limone e altre brevità. Fuori non c’è nessuno è il suo primo romanzo.

Programma.
18 – Apertura taproom
18.30 – Presentazione della serata.
18.45 – Introduce Alessandra Chiricosta, filosofa interculturale e antropologa.
19 – Reading alcolico con Claudia Bruno